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Il "De viris illustribus" è l'opera che con ogni probabilità inaugurò il genere biografico a Roma. Essa nasce dalla fusione tra l'attitudine quasi innata dei Romani verso la celebrazione dei "maiores" e l'esigenza nuova di un'analisi introspettiva, frutto dei tempi e delle influenze provenienti dalla tradizione culturale greco-ellenistica. Cornelio Nepote, in un'epoca di profonda crisi morale e politica, si rivolge ad un pubblico disorientato e confuso, plasmando le vite secondo un intento eminentemente pedagogico. Egli reinterpreta così la struttura formale dell'elogio, fondendo efficacemente retorica e storiografia. Introduzione di Federica Introna.