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Forse tutti, almeno una volta, abbiamo visto raffigurato il ritratto del Buddha; un volto dal sorriso pacato, con gli occhi socchiusi, che sa attingere a una qualità che si esprime dall'interno. Quel volto è semplicemente quello che mostra: l'immagine di un uomo che ha raggiunto uno stato di armonia. Un uomo che ha compreso, e che in questa comprensione ha potuto placare ogni turbamento. Egli ha tentato di percorrere una Via che portasse alla liberazione dal dolore. E, in questo, ha trovato e reso possibile per chiunque la più completa e immobile serenità. Non è del tutto pertinente definire in senso stretto "filosofia" la risultante del percorso di ricerca del Buddha. In lui non si poneva infatti la domanda sull'origine di tutte le cose, né sul concetto di Dio, e neppure era presente alcuna visione escatologica. Il suo unico scopo era trovare una Via di liberazione dalla sofferenza, e ogni sua intenzione, più che speculativa, fu essenzialmente pratica. La meta raggiunta, il suo risveglio, non fu una comprensione, ma uno stato esistenziale. Fu chi cercò di spiegare successivamente il processo che egli visse, che pose le basi di una filosofia buddhista. Egli in realtà non se ne curò affatto: possiamo dire che questa fu la sua straordinaria "filosofia".