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Negli ultimi vent'anni una parola si è andata imponendo sempre più nel discorso pubblico: «nazionalismo». Un termine legato a doppio filo con la storia del Novecento e oggi al centro dell'azione politica di molti partiti. Forze che si oppongono alla spinta imperante della modernità, quella globalizzazione che tende a trasformare radicalmente - o addirittura a spazzar via - confini e caratteri nazionali. Hobsbawm, uno degli storici più acuti e influenti dei nostri tempi, ha compreso prima e meglio di molti altri cosa comportasse questo recupero dei concetti di patriottismo e nazionalismo. Pur da posizioni fortemente critiche, non ha mai commesso l'errore di liquidare il fenomeno come assurdo, riconoscendone invece le radici, l'importanza e l'impatto sociale, e chiarendo le responsabilità che gli studiosi hanno a riguardo. Se, ricordava spesso, un tempo era convinto che gli storici non potessero causare disastri, a differenza di architetti e ingegneri civili, si era infine dovuto ricredere: nelle mani dei nazionalisti la storia può uccidere più persone di un progettista incapace. In questa raccolta di scritti, saggi e interventi pubblici possiamo apprezzare alcune delle più profonde intuizioni dello studioso di formazione marxista in merito a un tema senza dubbio controverso. Per chi, come lui, negli anni Trenta aveva abbracciato con convinzione il progetto della sinistra internazionalista, non era infatti accettabile affidare solo alla finanza e all'ecosistema di Internet la spinta all'integrazione mondiale, ma non era nemmeno possibile lasciare alle sole destre il primato del patriottismo. Le riflessioni di Hobsbawm, sempre attente e lucide, tracciano dunque un percorso essenziale per chiunque voglia comprendere davvero un fenomeno complesso come quello del nazionalismo, approfondendone la storia, l'evoluzione e le possibili conseguenze.