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Analizzando le opere maggiori di Shakespeare, Bloom dimostra che il drammaturgo, più che semplici ruoli teatrali o personaggi, ha creato vere e proprie personalità. Dopo oltre 12 anni trascorsi a studiarlo e a insegnarlo, Bloom si arrende, ammirato, alla mente del "bardo" che, lungi dal "riprodurre la natura", ha inventato l'uomo, i percorsi e i motivi della sua psiche, scendendo a profondità non ancora completamente spiegate e comprese, nemmeno da Freud. I personaggi shakesperiani sono più vivi della vita stessa, come il pubblico di allora e di oggi percepisce bene al di là di ogni velleitaria analisi critica o messinscena teatrale.