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Tra il 44 e il 43 a. C. la lotta politica civile che in Roma era scoppiata dopo l'assassinio di Cesare raggiunse il suo culmine. Nella capitale del mondo si giocavano doppi e tripli giochi, in cui tutti erano contro tutti e dominavano il campo veri e propri "signori della guerra" come Marco Antonio, Bruto e Cassio, Ottaviano. Per gli idealisti la Repubblica e la sua legalità erano ancora incarnate dal Senato, divenuto però un'assemblea incapace di portare avanti una politica decisa. Cicerone continuò a credere nell'autorità senatoria e si scagliò con ferocia, in queste 14 orazioni, contro Marco Antonio, reo di attentare a un potere che ormai era inesistente.