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È l'immediato dopoguerra e il giovane Sebastiano - sballottato tra una madre partita a servizio di un ufficiale che la tiene legata a sé con la promessa di un'eredità e un padre fascista, egocentrico e donnaiolo - viene affidato allo zio Alvaro, che sbarca il lunario cercando l'oro sulle sponde novaresi del Ticino. Qui, in una sorta di frontiera padana alla Mark Twain popolata di bracconieri, barcaioli e ambulanti più o meno cialtroni, il giovane affronta il passaggio dall'adolescenza all'età adulta. "L'oro del mondo" è un romanzo picaresco, in buona parte autobiografico, in cui più piani narrativi aprono squarci su temi apparentemente lontani (dal massacro di Cefalonia alla cancellazione di un paesaggio, ai rituali grotteschi dell'industria culturale italiana), attraverso i quali Vassalli tenta di identificare il carattere nazionale italiano in un paese ancora lacerato dalla divisione tra fascisti e antifascisti. Chiude il volume un'appendice dell'autore dedicata a Giulio Einaudi, che si adoperò personalmente perché quest'opera venisse pubblicata.