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Appare in sogno al narratore, la solitaria signorina Gentilin, che è così viva che si stenta a credere che non lo possa essere più. La sua è una figura dimessa e silenziosa, timida e riservata, a cui il narratore si sente affine, nella cui solitudine si riconosce. È questo che lo spinge a ripercorrerne la storia, parallela alla propria, ricostruendo attorno a lei un mondo di provincia apparentemente anonimo ma in realtà popolato da personaggi degni della più alta letteratura, fra passioni negate, amori repressi o mascherati, aspirazioni mancate e solitudini impossibili da colmare.