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Nelle poesie di Tomas Tranströmer la forza espressiva della parola è portata all'estremo, a una nitida ed essenziale geometria. Alla lingua che si fa strumento di potere, che "marcia al passo dei carnefici", il poeta svedese contrappone il silenzio antichissimo e sempre nuovo della natura e l'alternarsi di attesa e quiete che scandisce una partitura musicale. Questa raccolta, considerata il suo capolavoro, prende il nome da una composizione che Franz Liszt scrisse durante un soggiorno veneziano. Collocando nitide immagini poetiche sullo sfondo di una città che il mare sembra sempre pronto a sommergere, "La lugubre gondola" scivola quieta sulle acque del mistero, risvegliando un'idea del mondo nutrita dalla forza del dubbio, dalla precarietà come premessa di ogni possibile, dalla necessità di rinunciare a ciò che è troppo certo per essere anche vero. Dell'universo poetico di Tranströmer, dei suoi incroci tra musica, parola e silenzio, Gianna Chiesa Isnardi offre, nel lungo saggio che chiude il volume, una lettura rigorosa e appassionata.