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La follia è il grande mistero con il quale Vittorino Andreoli si confronta ormai da decenni. Ma la follia non manifesta se stessa soltanto attraverso comportamenti fisici inconsulti o produzioni verbali anomale. Anche le creazioni grafiche possono essere rivelatrici, se non apertamente di un sintomo, comunque di uno stato di affezione e di sofferenza psichica. È il 1959 quando Andreoli, ancora studente al liceo, accede per la prima volta all'atelier di pittura nel manicomio di Verona: in qualche modo comincia a vedere la follia dentro i colori che i pittori disponevano sui loro quadri. Da lì è iniziato un lungo percorso di conoscenza e di amore per i "suoi matti". Questo volume raccoglie la Mimma delle sue osservazioni empiriche e delle riflessioni teoriche elaborate in cinquantanni di professione medica, una vera e propria antologia sul linguaggio non verbale in psichiatria Disegni, dipinti, "espressioni" che sono al contempo indizio di malattia mentale e arte a tutti gli effetti, nella lettura lucida e partecipe di un grande esperto degli studi clinici internazionali.