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Vittorino Andreoli abbandona in questo libro le vesti dello psichiatra e del saggista per addentrarsi nei terreni già percorsi altre volte, della narrativa. Se è facile riconoscere in questi racconti i temi tipici della sua ricerca scientifica, la libertà fantastica dell'invenzione consente all'autore di trasformarsi in un critico feroce della vita contemporanea, in un moralista austero, in un osservatore disincantato e pessimista.