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La vita, il sapere della vita e, tra vita e conoscenza, il discorso quotidiano. Cioè il fluire continuo di quella lingua, di quel dire rivolto a sé e agli altri, che ci fa contemporanei e antichi, figli del nostro tempo ed eredi di tradizioni e di epoche passate, che attraverso noi e in noi coesistono simultaneamente. Questo il quadro teorico che sta già al fondo di "Inizio" (Jaca Book, 2016) e che qui si svela e si snoda in tre ulteriori scritti intenzionalmente esemplari. Nel primo e nell'ultimo il riferimento è a Giovanni Gentile: in occasione del celebre incontro con Mussolini sul Lago di Garda del 1943, che causò in seguito la morte violenta del filosofo; e poi nel controverso rapporto personale di Gentile con Croce, sino alla fine drammatica del filosofo dell'attualismo. Il testo centrale vede agire vari personaggi, con riferimento all'anno 1857 sia a Ginevra, sia più in generale in Europa: Wagner e sua moglie Minna; Matthilde Wesendonck, il modello carnale di Isotta; Alfred Escher, il padre della ferrovia del Gottardo; Francesco De Sanctis nell'esilio svizzero; Marx ed Engels di fronte alla nuova crisi economica del capitalismo; la prima rivoluzione indiana contro gli inglesi; il terremoto, per la prima volta fotografato, della Basilicata. In un mondo in rapida rivoluzione industriale, i discorsi, reali e immaginari, della borghesia colta, discorsi che fanno da sottofondo necessario ai discorsi della conoscenza e della scienza, del pensiero e dell'arte, dell'economia e della politica. E intrecciati a questi, i discorsi attuali del filosofo, che cerca di fare apparire, o almeno di suggerire, attraverso il racconto della memoria e della fantasia, il liminare evento della verità, il suo prender corpo nelle esistenze individuali come sogno transitante dell'intero, figura dell'erranza e destino del futuro.