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Gli adepti della posizione radicale considerano che il liberalismo abbia condotto gloriose battaglie, prima contro la teocrazia papista, poi contro il nazionalismo, il nazismo, il comunismo. Oggi esso si impegna ad affrontare la sfida dell'islamismo, se non dell'islam, quale nuovo totalitarismo e nuovo nemico globale. In altri termini, il mondo arabo e musulmano, come l'URSS nel XX secolo, dovrà essere strangolato fino alla sua capitolazione sotto la pressione economica, politica e culturale. È questa, in sintesi, la sostanza della teoria dello "scontro di civiltà" applicata all'islam dopo il 2001. Ma questa posizione è irrealistica. Il liberalismo è uscito vincitore dalle sue varie battaglie, ma non ha mai affrontato una religione per sradicarla. D'altro canto il socialismo, che era un'ideologia umanista, si è trasformato in totalitarismo proprio nei paesi in cui ha condotto una guerra di sradicamento delle religioni e delle tradizioni. Il rischio è ancora più reale dal momento che lo stesso Occidente sembra conoscere una recrudescenza religiosa incontrollata di cui nessuno può prevedere i limiti e le ricadute. Le uniche soluzioni realistiche consistono nell'incoraggiare le riforme attraverso la democratizzazione progressiva del mondo arabo e musulmano, nel favorire il buon governo e un'economia al servizio degli interessi dei popoli e, ciò che qui ci interessa, nell'avviare una revisione graduale ma profonda delle rappresentazioni e delle pratiche religiose.