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La storia europea nella seconda metà del Novecento è ancora fortemente segnata dalle vicende del comunismo sovietico. L'Europa è spaccata in due e nella sua parte centro-orientale si insediano regimi esemplificati su quello moscovita e sotto stretto controllo sovietico. Ma anche in Europa occidentale, in paesi come l'Italia e la Francia, si affermano partiti comunisti di massa di orientamento filo-sovietico. In un tale contesto i comunisti eretici e gli intellettuali critici erano totalmente isolati. Pochi seppero mantenere la loro indipendenza, essendo bersaglio degli attacchi dei due schieramenti contrapposti. Fungeva da supporto al socialismo reale un evento di portata planetaria che proprio dopo il 1945 assunse un andamento impetuoso, vale a dire il movimento anticoloniale e il processo di decolonizzazione in tutto il Terzo mondo. Al momento lo schema bipolare ne risultava confermato e apparentemente insuperabile. In realtà nel profondo del mondo sovietico non meno che in quello occidentale erano all'opera forze minoritarie, che talvolta si ispiravano proprio ai filoni di pensiero oggetto della presente opera. In alcuni momenti la critica e la dissidenza, soprattutto nell'Europa dell'Est, assunsero una dimensione sociale, trasformandosi in veri e propri fenomeni di contestazione e rivolta. Movimenti che interessavano e colpivano i due campi politico-ideologici in cui era divisa l'Europa, ma che non riuscivano a interagire per non dire a coordinarsi tra di loro.