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I Rom a Milano, i Rom in una metropoli italiana ed europea: è un in contro-scontro che perdura da molto tempo, ma che sta acquistando oggi note, a volte, particolarmente drammatiche. La politica, con i "pacchetti sicurezza", è un amplificatore del disagio. Dal disagio dell'immigrato, di cui il popolo italiano ha più di un secolo d'esperienza, si è passati al disagio "a causa" degli immigrati, e qui la metropoli rischia di respirare l'aria forzata di una cappa ideologica che ormai attraversa i partiti, le opinioni, le cosiddette forze sociali e che va sotto il tema "sicurezza", dimenticando che l'insicuro è, anzitutto, chi è senza domicilio fisso, senza lavoro, senza aiuti, senza stima, senza volto... dimenticando che l'accattonaggio, lo scippo e altra violenza sono un frutto e non una causa. "I Rom e noi" sono i termini di un rapporto che fotografa perciò il nostro disagio sociale e civile e così si può perdere l'occasione che i Rom contribuiscano al realizzarsi di una società pluralista. Il pluralismo è la tensione inevitabile di una metropoli che non voglia implodere, come testimoniano figure tra loro diversissime, come Mumford o Panikkar, Geddes o l'Abbé Pierre. L'implosione di una metropoli non è il disordine, il misto, il diverso, il cumulo dei problemi, l'incontro-scontro, ma l'ordine totalizzante ed escludente.