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I due studiosi, autori del volume, si propongono di rispondere a due quesiti fondamentali: chi era Ibn Rushd (1126-1198)? Che cosa nasconde quel corpo di dottrine al quale si attribuisce il nome di averroismo? Gli autori del volume aiutano a districarsi tra le diverse interpretazioni proponendo un triplice Averroè: arabo, ebreo, latino. Ed è all'interno di queste culture religiose che si svolge la ricerca per comprenderne la fortuna e le critiche. Resta comunque l'importanza dell'aver messo in contatto il mondo classico di Aristotele con il mondo islamico, come del resto Maimonide, che ne tesse le lodi, aveva fatto per l'incontro tra mondo ebraico e classicità greca.