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Vengono qui raccolti i testi di tre conferenze tenute nel 1984 da Derrida sull'opera di Paul de Man e pubblicate negli Stati Uniti due anni più tardi, con l'aggiunta di un quarto lungo saggio relativo alle polemiche sorte quando si apprese che de Man, tra il 1940 e il 1942, tenne una rubrica letteraria e artistica in un giornale belga favorevole all'occupazione nazista. Questo libro costituisce un episodio del tutto particolare all'interno della produzione derridiana, e al tempo stesso rappresenta un testo esemplare del modo di intendere la riflessione filosofica da parte del pensatore francese. La singolarità di queste pagine è dovuta al pathos che le attraversa, al loro susseguirsi come momenti di un dialogo sofferto con l'amico scomparso e con la sua opera. Il testo si presenta come un saggio sulle finzioni dell'autobiografia, all'interno del quale vengono affrontate tematiche diverse - l'esperienza della morte, la possibilità-impossibilità del lutto, la natura dell'amicizia, la problematica del nome proprio, la decostruzione, la teoria degli atti linguistici - ma che, in virtù del suo rigoroso procedere, pur nell'eterogeneità dei contenuti disegna un nesso essenziale tra memoria e responsabilità.