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In molte delle analisi che accompagnano le vicende dell'Europa odierna, «ordoliberalismo» ed «economia sociale di mercato», intesi come un'unica dottrina, sono i termini a cui più spesso si ricorre per definire concetti politici e principi economici sorretti da forme ideologiche derivate dal predominio del cosiddetto «modello tedesco» e come tali canonizzate nei Trattati europei. Quale che sia il senso di ricondurre a una sintesi novecentesca, centrata sullo Stato-nazione, i molti problemi che nell'Europa contemporanea sono frutto sì di un'ideologia neoliberale, ma ibrida, legittimata da una logica sistemica «governamentale», l'autore ritiene essere concettualmente comunque semplificatorio invocare un'unitarietà dottrinale di fatto problematica. Sarebbe piuttosto utile procedere per differenze, onde cogliere ciò che distingue ordoliberalismo (W. Eucken, F. Böhm) ed economia sociale di mercato (A. Müller-Armack), in un arco temporale che va dalla crisi di Weimar al secondo dopoguerra tedesco, sino a giungere a lambire la crisi degli anni Settanta del Novecento europeo. L'intento non può che essere storico-concettuale; ma l'ambizione è anche quella di indirizzare uno sguardo politico più disincantato e radicale verso l'Europa.