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Un ventennio di declino iniziato con gli anni novanta, sette anni di recessione senza soluzione di continuità, una modesta ripresa e, oggi, lo spettro di una nuova recessione, lasciano la politica economica nazionale di fronte a un nodo di fondo non sciolto. Quale ruolo ritagliarsi, nel sentiero stretto dei vincoli europei, per invertire il trend che vede l'economia e la società italiane subire le conseguenze più che cogliere le opportunità dei cambiamenti strutturali intervenuti con il nuovo secolo? Una risposta richiede anche e soprattutto un diverso approccio al dualismo italiano. In altre parole una svolta all'idea che si propone per l'Italia, non più divisiva ma unitaria, e su questa fondare le politiche che si vogliono attuare per la crescita. Vuol dire abbandonare la ricetta indigesta di politiche diverse per le due parti del Paese, fondata sul binomio assistenza per il Sud e sviluppo per il Nord, cercando una ricomposizione degli interessi tra le due macro-aree. Un nuovo patto Nord-Sud che si concentri su alcune priorità nazionali in grado di riattivare le risorse potenziali presenti soprattutto nel Mezzogiorno. Riattivare gli investimenti pubblici al Sud è il modo più produttivo, per l'economia e la società italiane, di valorizzare le interdipendenze tra le due aree del Paese. Vuol dire mettere il Mezzogiorno nelle condizioni di rafforzare il suo contributo alla crescita nazionale, nel breve periodo, contribuendo all'attivazione della domanda interna, a beneficio anche delle aree più forti. Se rivolti al rafforzamento delle infrastrutture e dei servizi sociali, inoltre, gli investimenti pubblici riescono a realizzare, al tempo stesso, finalità redistributive, facilitando l'accesso ai diritti di cittadinanza, caratterizzati dai divari territoriali discussi nelle diverse parti di questo Rapporto, e di sostegno allo sviluppo economico.