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Il VII secolo è nel Vicino Oriente un tempo di radicali mutamenti. Si apre con una lunga guerra che oppone la Persia a Bisanzio per il controllo delle terre che si estendono dal Mediterraneo all'altopiano iranico, fino ai confini della Cina, e si chiude con l'affermarsi del califfato omayyade che pone fine al regno sasanide e respinge i bizantini entro i confini dell'Asia Minore. In questo contesto di profondi rivolgimenti la chiesa siro-orientale, minacciata nella compattezza delle sue comunità dalla vivace propaganda di chiese rivali, deve affrontare anche i problemi che le pone la nuova dominazione arabo-islamica. I sedimentati benché precari rapporti con il potere - un potere sempre "pagano" - devono essere ripensati, e questo riattiva al suo interno sensibilità e tradizioni pastorali, teologiche e spirituali diverse e contrapposte. I saggi qui raccolti esplorano tali tensioni facendo perno su quell'ala del monachesimo siro-orientale che allora proponeva alla comunità cristiana dinanzi all'eretico e al "pagano" la mera testimonianza dell'eschaton e della carità. Di questi ambienti la figura più rappresentativa è Isacco di Ninive, vescovo e solitario, nato negli ultimi anni della stagione sasanide e attivo soprattutto nei primi decenni dell'affermazione del potere omayyade, nel periodo di massima fioritura della testimonianza e scrittura mistica in area siriaca.