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Ragusa (l'attuale Dubrovnik), la città dalmata devota a San Biagio, che fu così definita per il ruolo di primo piano nei commerci marittimi e terrestri delle regioni appartenenti al quadrante orientale del Mediterraneo. A lungo gli studiosi hanno concentrato la loro attenzione sulla rilevante presenza dei mercanti ragusei negli scambi marittimi del basso Medioevo; in questa ricerca, basata su fonti finora poco indagate, si privilegiano invece i rapporti con l'entroterra balcanico dove, con la fase nuova che si apre dopo la caduta di Belgrado e Buda nel terzo decennio del Cinquecento, la Repubblica di San Biagio riuscì a realizzare un grande impero economico. La conquista turca infatti, migliorando la rete stradale e unificando territori prima divisi e spesso contrapposti, portò alla formazione di un'area economicamente più omogenea e di un mercato tendenzialmente sempre più unificato. Di tutto questo seppe approfittare Ragusa che, svolgendo il ruolo di intermediario economico privilegiato tra l'impero ottomano e i regni dell'Occidente europeo, per oltre un secolo visse un periodo di grande prosperità, da cui poté trarre consistenti vantaggi anche il mondo balcanico, vivificato non solo dai rapporti commerciali con le potenze occidentali, ma anche dall'emergere o dal consolidarsi di importanti centri urbani. In tal modo, il secolo considerato in questo libro si rivela cruciale non solo per la storia di Ragusa e dei Balcani, ma anche per la storia dell'intero Mediterraneo.