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L'innovazione, concetto chiave imprescindibile per il successo delle imprese, richiede anche il contributo dei territori e delle competenze locali in essi racchiuse. Le politiche che promuovono l'innovazione tendono ad articolarsi sempre più a livelli diversi: continentale, nazionale, regionale. I distretti tecnologici (DT), promossi nei primi anni 2000 dal Ministero per l'Istruzione. l'Università e la Ricerca (MIUR), rappresentano uno degli ambiti di collaborazione tra governo nazionale e governi regionali. La rinnovata attenzione verso i DT da parte del MIUR costituisce l'opportunità per un loro ripensamento alla luce di un analisi nuova e sistematica. È ciò che questo libro intende fare rispondendo ad una serie di quesiti: come e perché sono nati i DT italiani? Ha senso chiamarli distretti o, altrimenti, a quale altra categoria ricondurli? I 29 distretti esistenti stanno avendo successo e in quale misura? Questo volume intende stimolare la riflessione del legislatore nazionale sulla necessità di un monitoraggio a livello nazionale sia di tipo ex-ante, come quello qui proposto, che intermedio ed ex-post al fine di garantire omogeneità di criteri e comparabilità dei risultati e di individuare le iniziative meritevoli di supporto. In un epoca in cui le risorse pubbliche diventano molto scarse, non c'è più spazio per politiche inefficaci né per l'attribuzione dei fondi a pioggia. Occorre concentrare le risorse laddove queste possano essere più produttive.