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"Dal jazz delle cantine al rock 'n'roll degli sconclusionati festival giovanili, dalla scuola francese a quella genovese, fino alla "rivoluzione mancata" del beat italico... Tenco è stato il cantore dei lati più oscuri dei "favolosi" anni 60, di quel decennio spezzato ha incarnato le contraddizioni più laceranti ma anche i fermenti più creativi. Fino al gesto estremo che gli conferirà una statura tragica. Proiettando un'ombra su tutta la canzone d'autore e la musica alternativa". Con queste parole si apre la presentazione di Luigi Tenco su uno dei più popolari siti web musicali italiani. Diffusa è dunque la percezione di trovarsi davanti a una figura di svolta, per certi aspetti fondativa. È la vicenda al centro di questo libro, che mostra - in una vivida, originale rilettura - come il suicidio di un cantante durante una "banale" competizione di musica "leggera" si sia trasformato inaspettatamente, e anzi contro la volontà di molti, in un trauma collettivo capace di generare una significativa, duplice, innovazione: la definizione della canzone d'autore come nuovo genere musicale e la consacrazione del cantautore come identità culturale.