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Assieme alla grammatica, il vocabolario rappresenta la norma linguistica per eccellenza e sembra contenere in sé le potenzialità della lingua nazionale, di cui finisce a volte per diventare l'icona. Questo libro prende le mosse dai lessici e glossari medievali, dalle raccolte lessicali cinquecentesche, per esaminare via via tutti i grandi dizionari italiani, fino ai giorni nostri. La storia che viene raccontata è ricca di tensioni, dominata dallo scontro tra modelli culturali alternativi. Ne emergono le discussioni normative, la gara tra regioni, talora la rivalità tra città (Siena e Firenze, Firenze e Milano), il nesso tra lessicografia, progresso scientifico e tecnologico, le istanze civili, l'affascinante rapporto che lega vocabolari e scrittori, come ad esempio Manzoni, D'Annunzio, Svevo, Pavese. Come in ogni buona storia, non mancano i colpi di scena: si pensi, tra i fallimenti, al rogo del "Vocabolario cateriniano" del Gigli e al "Vocabolario" dell'Accademia d'Italia voluto da Mussolini e arrestatosi alla lettera "C" per la caduta del fascismo. Oggi l'avvento dell'informatica ha mutato profondamente la forma e le tecniche di interrogazione dei dizionari, ridando fiato a un'antica ansia di totalità e rinnovando l'utopia di racchiudere il mondo in un libro, in un'opera "totale".