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L'inserimento del paradigma relazionale nella teoria economica è una novità emergente. Soltanto pochi anni fa, il nucleo duro della teoria economica era costituito da modelli in cui le preferenze individuali, la tecnologia e le istituzioni erano un dato, gli agenti economici erano pienamente razionali, e il contesto sociale era ininfluente. Ultimamente questi capisaldi hanno cominciato ad essere messi in discussione anche all'interno del mainstream. Se non è più possibile postulare un determinato orientamento motivazionale ma occorre dimostrarne la salienza in ogni circostanza, il processo di selezione sociale diviene il vero livello fondamentale di descrizione della fenomenologia economica. E così quelle variabili che per la gran parte degli economisti, erano estranee al discorso economico e andavano ricondotte al dominio di pertinenza delle altre scienze sociali - sociologia e psicologia, in pri-mis - finiscono oggi per conquistarne il centro. L'accoglimento della prospettiva relazionale nel discorso economico comporta il recupero della ragionevolezza. È da poco che la scienza economica va prendendo atto delle conseguenze negative che scaturiscono dalla "grande divisione", dalla separazione cioè tra razionale e ragionevole. Eppure, un argomento economico può essere razionale, ma se le sue premesse non sono ragionevoli, risulterà ben poco vantaggioso.