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La storia d'Italia si è fatta essenzialmente nelle città e le città-stato vi hanno avuto un ruolo particolare, a lungo misconosciuto. Non solo la storiografia di stampo risorgimentale e fascista, ma anche gli storici attuali non si trattengono da uno sguardo scevro di pregiudizi. Perché valorizzare le città-stato rischia di coincidere con l'esaltazione "dell'Italia delle cento città" o, peggio, approfondire il solco tra le due Italie, oppure ancora contaminarsi con il revival di tipo etnico. Per molto tempo le strutture di potere locale sono apparse immature, campanilistiche, deviazioni dal grande modello di Stato nazionale europeo. Esse in realtà sono state un momento molto alto della nostra storia in quel Tardo Medioevo, non solo per le opere d'arte o architettoniche che tuttora vengono ammirate, ma per le realizzazioni politico-sociali, compreso il contributo, ancora trascurato, da esse dato al costituzionalismo, al parlamentarismo e al pensiero politico moderno europei. Il volume traccia la storia delle città-stato, in particolare di quelle che riuscirono a sopravvivere e poterono sviluppare le premesse ideali e le conquiste istituzionali, come Venezia, Genova, Firenze, Siena, Lucca. Molto di quel patrimonio politico è andato perduto ma l'ethos civico ed egualitario, l'orgoglio cittadino, il senso di appartenenza riecheggiano nelle municipalità forti di oggi.