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In questo libro l'autore si rifà a una tradizione del pensiero cattolico, poco appariscente ma costante, che privilegia l'esperienza sull'osservanza, l'attenzione nei confronti dell'affettività e della sensibilità, per trovare una dimensione religiosa che risulti meno incompatibile con il mondo attuale, con meno ortodossia e più ecumenismo. Giova forse ripartire dal tardo Cinquecento, da un clima culturale che per certi versi ricorda quello attuale quanto a incredulità verso la trascendenza, tramonto dei valori, espressioni nichiliste, da due pensatori come Guicciardini e Ignazio di Loyola che, pur essendo ignoti l'un l'altro, ebbero intuizioni spesso molto affini.