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Il progresso inarrestabile delle scienze e delle tecnologie mediche ha inciso profondamente sulle dinamiche finali dell'esistenza umana, rendendo sempre più tangibile il rischio di una pervasiva erosione dei valori di dignità, identità ed autodeterminazione della persona. L'estrema vischiosità (concettuale e pratica) delle questioni di fine-vita, segnate da un conflitto assiologico endemico e difficilmente riducibile a modelli ricostruttivi rigidi ed unilaterali, ha reso sino ad oggi assai arduo il tentativo di individuare risposte appaganti al problema della qualificazione giuridica (e della disciplina) delle direttive anticipate di trattamento sanitario. La persistente assenza nel nostro Paese di una specifica regolamentazione normativa suggerisce allora una rimeditazione del tema, incentrata su una più attenta considerazione delle risorse ordina mentali e sistematiche disponibili. Muovendo dall'inquadramento del testamento biologico nel genus dei comportamenti immateriali, si sviluppa l'analisi sul terreno dell'autonomia privata e della negozialità non patrimoniale, verificando la possibilità di un (preventivo) scrutinio di liceità e di meritevolezza dell'atto di autoregolamentazione degli interessi (esistenziali) divisato dal paziente.