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Il lavoro affronta alcuni profili dell'attuale dibattito sul sistema dei rimedi del diritto civile e mira a criteri in grado di orientare l'interprete nell'individuazione della soluzione più adeguata a ponderare e bilanciare le diverse esigenze coinvolte nel mercato finanziario. L'obiettivo è lo sviluppo di una tecnica rimediale non basata su forme di tutela cristallizzate dalla legge, ma su misure flessibili, ritagliate attorno alla realtà degli interessi giuridicamente protetti e, di volta in volta, disattesi. Il percorso ricostruttivo è favorito dal superamento della tradizionale impostazione del rapporto tra diritto e azione, fondata sulla necessaria presenza di una norma giuridica che indichi una determinata fattispecie astratta. Tale impostazione statica entra in crisi con l'ingresso nell'ordinamento di tecniche legislative diverse, di derivazione essenzialmente comunitaria, che, più che dettare specifiche regole per disciplinare gli schemi delle fattispecie contrattuali, tendono, talvolta, a predisporre rimedi e, più spesso, a fissare nuovi principi generali finalizzati alla tutela delle istanze considerate meritevoli. Si predilige l'indicazione di direttive e finalità da perseguire, lasciando al giudice un'ampia area di discrezionalità nella determinazione degli strumenti rimediali a tutela dell'investitore. La via intrapresa rafforza l'applicazione diretta dei principi costituzionali del primato della persona, della solidarietà, della parità sostanziale tra i contraenti.