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Tra il 1904 e il 1905, mentre è in esilio volontario sul continente, Joyce scrive i quindici racconti di "Gente di Dublino" che, pubblicati in raccolta nel 1914, lo riveleranno per la prima volta al pubblico dei critici e dei lettori come giovane narratore di talento. Con una sensibilità e un'eleganza che sono già quelle di un grande scrittore, egli indaga partecipe le esistenze della gente d'Irlanda sullo sfondo di una Dublino "cara e sporca", tragica e fatale nel suo immobilismo stagnante che soffoca ogni desiderio generando solitudine e frustrazioni. Sono storie appena sussurrate, senza inizio e senza fine, senza eroi né intreccio, dove ogni personaggio porta il contributo della propria unicità all'affresco corale. Ma questo mondo piccolo-borghese rappresentato con tratti realistici è anche un microcosmo simbolico costruito per epifanie, come magistralmente testimonia il celeberrimo racconto di chiusura, 'I morti', emblematico dramma di un fragile matrimonio vissuto all'ombra di un malinconico segreto.