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Michel Foucault e Paul Veyne. Il filosofo e lo storico. Due grandi pensatori, che hanno combattuto diverse battaglie comuni. Obbligati entrambi a riflettere sul concetto di verità, ma anche pronti a Impegnarsi attivamente nell'azione politica. Con Foucault. Il pensiero e l'uomo, Paul Veyne traccia un ritratto profondo e sorprendente dell'amico, per rimettere al centro del dibattito il suo pensiero e le sue convinzioni. Veyne, che l'ha conosciuto e frequentato fin dagli anni dell'adolescenza, disegna un Foucault assai diverso dall'Immagine consueta. Non era un diavolo - un demone che corrompeva i giovani, come l'hanno descritto In molti. Inattuale e intempestivo, non era né di destra né di sinistra. Non era un rivoluzionario, anche se non amava certo l'ordine costituito: dunque la destra lo considerava un nemico pubblico, mentre la sinistra ha cercato invano di arruolarlo. Non era neppure uno strutturalista: piuttosto uno scettico che credeva nella realtà dei fatti, un empirista alla Montaigne, che ha continuato a porsi domande sui "giochi di verità", e sui miti e sui luoghi comuni che ogni epoca costruisce e accetta senza neppure rendersene conto. Per lui la filosofia era prima di tutto lavoro critico del pensiero su sé stesso.