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"Sovente congiunge con i fili delle parole due poli opposti e simmetrici dell'essere e li fa reagire tra loro attraverso tre lingue diverse, ma sorelle, che si rincorrono e s'insinuano l'una nell'altra: il latino, alma mater di tutto quello che noi siamo; l'italiano, ormai prossimo, come il latino, a diventare lingua morta (ma i poeti, diceva Pascoli, sono sempre poeti di lingua morta); il dialetto di Cuma, lingua del grembo e del nido (di «tana», dice Sovente), sulfureo e «ballerino» come la terra in cui vive il poeta." (Giuseppe Leonelli)