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Quando Apuleio fu accusato di praticare le arti magiche, era il tempo della più aspra battaglia intellettuale fra pagani e cristiani, in cui il confine tra filosofia, religione e magia era molto sfumato. La sua apologia ondeggia tra invettiva e caricatura: si avverte qua e là lo studio di Cicerone, ma filtrato attraverso uno stile personalissimo, convulso e, come scrive Roncoroni, "abbagliante". Il temperamento dello scrittore traspare dal prezioso cesello di ogni pagina: nel rilievo dei fatti e delle persone, nel motteggio insolente degli avversari, nella festosità del racconto, nelle molte frasi da satira e da commedia, nell'uso dei neologismi e nelle forme arcaiche e popolari, nel continuo gioco delle parole, delle allitterazioni e delle antitesi.