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Apre il "Trattatello" una sintetica parabola della civiltà. Il destino di Dante è esempio della "pestilenza morale" che affligge la città. Esule, vittima dei tempi che sarebbe in altra situazione "divenuto uno iddio". Boccaccio compone una vivace immagine dell'Alighieri e tesse la laude della sua poesia, sublime perché sa "comporre scritture che, sotto il velo del significato letterale, celino profondità filosofiche, persino teologica dottrina". Boccaccio accomuna la scrittura sacra e quella poetica ricordando che poeta è non solo il depositario di una teologica sapienza, ma anche il ministro della verità, interprete e resuscitatore dei valori dell'humanitas.