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"Isabelle" (1911) - racconto, secondo lo stesso Gide, «semifrivolo» - è una sorta di opera laboratorio, un esercizio narrativo di storie non più autobiografiche, sulla via del romanzo e dell'impersonalità: un castello, un innamoramento romantico, un delitto... In un'atmosfera inquietante e misteriosa, un sogno letterario rivela un'orrenda verità: dietro il volto angelico e affascinante di Isabelle si nasconde una volgare prostituta. Ne "La Sinfonia pastorale" (1919) il sentimento evangelico e l'amore terreno si sovrappongono e si confondono nel dolente rapporto tra un pastore protestante e una ragazza cieca. I temi gidiani della responsabilità individuale e del diritto a un'esistenza autentica vengono scavati in un racconto che si caratterizza per un'estrema trasparenza strutturale e stilistica.