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Tutta l'opera di Chateaubriand è percorsa dallo sgomento davanti alla fatale corruzione dell'essere. Questa ossessione si concretizza, in "Atala", nella figura della maternità che genera morte: legata dalla madre al voto di castità, la giovane Atala si uccide per non infrangerlo. In "René", la cupa visionarietà dell'autore capovolge le collaudate strategie del romanzo di formazione: la coscienza, nel protagonista, precede ogni forma di esperienza, anzi, la rende impossibile. Percorsi dentro di sé tutti i sentieri dell'ignoto, egli rimane immobile; è un uomo "senza qualità" ante litteram, prototipo di una stirpe di personaggi che attraverseranno l'Ottocento e anche il Novecento.