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Scritto nel 1868 dall'autore non ancora ventenne, L'Altrieri è un piccolo miracolo di lingua e stile che sfugge a qualsiasi tentativo di classificazione: non romanzo, né racconto, né autobiografia, è piuttosto tutte queste cose insieme e in fondo nessuna. Vi si narra l'infanzia di Guido Etelredi, alter ego dello scrittore, il suo precoce amore per Lisa avvelenato da presagi di morte, il noviziato scolastico nel collegio del professor Proverbio, un teatrino buffo e crudele di baggianate e stupidità. Vere muse ispiratrici sono la malinconia e l'umorismo, dal cui intreccio scaturiscono il gusto per il travestimento e la parodia, per la ibridazione dei generi e per il pastiche linguistico, con continui scarti dal registro aulico e colto a quello popolare e un'audace alchimia di vocaboli toscani e lombardi, tecnici e gergali. Definitosi scrittore «più d'ogni altro impuro», Dossi irrompe nell'esangue mondo letterario del suo tempo con una sorprendente freschezza e felicità di scrittura, prendendo le distanze dalla tradizione manzoniana e anticipando le più ardite sperimentazioni del Novecento.