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Mario Santagostini scrive una anomala, originalissima autobiografia in versi dove chi racconta incrocia la storia della propria vita con quella di altre vite, passate e reali o solamente possibili. Così, l'autore retrocede in momenti della Storia che non ha mai vissuto in prima persona e lì osserva chi c'era, registra cosa ha fatto e cosa avrebbe potuto fare, immergendosi in un vissuto e una memoria collettiva dove l'io tende a dissolversi fatalmente nella moltitudine. Nella nostra esperienza, sembra dire Santagostini con una mossa altamente visionaria, tutto accade in un tempo «strano», dilatato, dove passato e presente, reale e non reale si incontrano fino a coincidere e si creano connessioni sorprendenti. La biografia, allora, diventa il resoconto di quanto è accaduto e di quanto poteva accadere, o di quanto, forse, accadrà. "Il libro della lettera arrivata, e mai partita" è una silloge densa e forte, percorsa da un'altissima tensione espressiva...