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Kari Elisabeth Borresen ha rivendicato la critica femminista della centralità maschile come la più grande rivoluzione epistemologica della storia umana, un sovvertimento ancor più radicale della confutazione del geocentrismo (Copernico) e dell'antropocentrismo (Darwin). Ne ha concluso che la differenza sessuale non può più imporre ruoli divisivi di genere, ma deve ispirare la collaborazione di donne e uomini in tutti gli ambiti della vita della Chiesa e della società. A lei si deve l'invenzione di un nuovo lessico, per esempio il binomio "subordinazione/equivalenza" come segnaletica dell'ambiguità del cristianesimo verso le donne, e termini quali "androcentrismo" e "matristica", ora entrati nell'uso comune.«Tutti i sistemi religiosi prendono forma e vengono portati a parola in culture che si modificano storicamente», scrive Borresen in questo testo che ripercorre il suo originale percorso intellettuale. «La sfida è rappresentata dal fatto che sia la Scrittura che la tradizione cristiana si sono strutturate in contesti che erano androcentrici e devono essere interpretate e riformulate con un adeguato linguaggio su Dio». Introduzione di Cettina Militello.