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Il pasto è un evento altamente simbolico. Attorno alla mensa si vivono, si nutrono e si tradiscono i rapporti umani e sociali: nei pasti in famiglia o tra amici, nei pranzi d'affari o nei banchetti diplomatici. L'atto del mangiare presenta inoltre un legame intrinseco con la violenza, poiché consiste in una modalità di appropriarsi del cibo che implica una distruzione. Anche nella Bibbia il cibo occupa fin dalle prime pagine una posizione strategica. La disposizione del Creatore riguardo al menù vegetale dei viventi (cf. Gen 1,29-30) suggerisce che il cibo è il luogo simbolico di una scelta tra violenza e mitezza, che occorre limitare la violenza per rispettare la vita. Quando Dio fa dell'uomo un essere in relazione, gli ordina di non mangiare tutto quello che viene dato (Gen 2,16-17), lasciando una possibilità alla riconoscenza e alla condivisione. Per vivere non basta infatti mangiare: è altrettanto necessario intrattenere rapporti con gli altri, smettere di mangiare, convertire in mitezza le proprie forze brute per aprire un posto all'altro in vista dello scambio e della relazione. La prima parte del volume approfondisce il simbolismo del cibo nei due racconti della creazione. L'alternativa tra mitezza e violenza, suggerita dalla scelta del cibo vegetale anziché carneo, costituisce l'argomento della seconda parte. La terza mostra come alcuni pasti segnalino un cammino - dalla Pasqua d'Egitto a quella di Gesù - nel quale la scelta per l'alleanza è un pegno di vita...