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Il volume presenta due scritti redatti nel II secolo, che vedono Policarpo, vescovo e martire della chiesa di Smirne in Anatolia, nella doppia veste di autore (il primo scritto), e attore (il secondo). Con l'ampia introduzione sulla figura del protagonista, il volume viene a configurarsi in tre parti: Policarpo vescovo e martire della chiesa di Smirne, la sua Lettera ai Filippesi, il racconto del suo Martirio subìto in Roma, dove si era recato per discutere sulla data della Pasqua. La presentazione e il commento dei due testi, così accostati, consente un confronto eloquente tra Policarpo, didaskalos di vita e di virtù cristiane, e Policarpo martire, alter Christus nella chiesa di cui fu guida e dalla quale fu venerato ancor prima della morte. «Maestro apostolico» e «confessore del Cristo» costituiscono due momenti di un unico coerente comportamento, quello del «fedele», del «testimone» che proclama, sia con la parola sia con la propria vita, il suo appartenere a Cristo. La presentazione della Lettera sottolinea fortemente il collegamento letterario e tematico tra Paolo, Ignazio di Antiochia e Policarpo; il commento del Martirio ne focalizza la ricchezza teologica, che ha nella croce e nel tema sacrificale i tratti caratteristici. L'insieme permette di cogliere alcuni tratti fondamentali della chiese delle origini: le prime eresie, la celebrazione della Pasqua, i rapporti tra oriente e occidente, l'uso della Scrittura, le connotazioni che assume la sequela Christi, i temi etici e la catechesi, il martirio.