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In un affresco prezioso, sullo sfondo di un secolo di storia, le donne algerine si presentano in un coro di voci che chiede ascolto, con grida, canti e sussurri che invitano alla comprensione. Dalla fine dell'Ottocento agli anni Sessanta del Novecento: questo è l'arco ampio di cui l'Autrice ci offre episodi e frammenti, intersecando le suggestioni del racconto con la lucida riflessione, l'onda emotiva e poetica con il distacco della ricerca storica. Le donne d'Algeri ricreate dalla scrittura di Assia Djebar intrecciano dialoghi quotidiani fra le mura delle case e del bagno turco, ricordi della patria lontana scambiati fra esuli, pianti e lamentazioni funebri, canzoni d'amore, parole amare e violente di lotta e di sconfitta, liriche antiche riprese come traccia in un presente confuso, pensieri che non riescono a farsi discorso, perché l'interdetto alla parola femminile è ancora potente. Alle donne che si muovono nel mondo della storia reale si affiancano le figure femminili che abitano un bellissimo e famoso quadro di Delacroix, Donne d'Algeri nei loro appartamenti. Lo sguardo del pittore europeo, affascinato e turbato dall'harem, si incrocia grazie alla scrittura di Assia Djebar con lo sguardo delle donne da lui dipinte; gioco di sguardi, incrocio di destini individuali e di trama storica che si prolunga fino a Picasso, alla sua reinterpretazione ardita e liberatoria delle donne d'Algeri espressa in varie tele e litografie, negli anni in cui la guerra di liberazione dal colonialismo francese era appena iniziata.