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Due gli istituti trattati nel volume. Dapprima l'autore esamina gli art. da 267 a 272 cod. proc. civ. sulle forme e termini degli interventi volontari o coatti nel processo di cognizione (e negli ulteriori riti processuali), e poi dedica attenzione all'elaborazione dottrinale e giurisprudenziale sulla riunione dei procedimenti relativi alla «stessa causa» (art. 273 cod. proc. civ.) o a «cause connesse» (art. 274 cod. proc. civ.) pendenti davanti allo stesso giudice. Per poi concludere ricordando le ragioni dell'abrogazione dell'art. 274-bis del codice di rito civile. Istituti disciplinati nella Sezione IV del Capo II del Libro II del codice di procedura civile ed ivi accorpati per la comune ratio di economia processuale ed esigenza di scongiurare giudicati contraddittori, secondo i casi, sul piano meramente logico o anche pratico. E trattati alla luce dell'art. 111 della Carta costituzionale, ormai compiutamente inteso, almeno in dottrina, con interpretazione che rigetta l'abuso del principio della ragionevole durata del processo, in favore dell'effettività del contraddittorio e del diritto di difesa delle parti. Non mancano, inevitabilmente, chiarimenti sugli istituti degli interventi volontari o coatti, pur se destinati in questo Commentario ad approfondimenti nella trattazione dei relativi articoli. E, quanto agli art. 273 e segg., richiami al concetto della connessione fra cause e della litispendenza, pur se già approfonditamente trattati nel commento agli art. 31-40 cod. proc. civ.