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A buon diritto James G. Ballard è considerato tra i maggiori scrittori inglesi contemporanei. Con diciannove romanzi pubblicati nell'arco di quarant'anni, da «Il mondo sommerso» del 1962 a «Regno a venire» del 2003, ha raccontato con voce originale alcune delle dinamiche distopiche implicite nel profondo della nostra modernità. L'angoscia della piccola borghesia, ormai autoreclusa nei suburb e nelle periferie urbane, nasconde sottotraccia una violenza terribile pronta a scatenarsi con irrefrenabile potenza verso l'altro da sé, non appena si alterano le condizioni della vita quotidiana. Ballard che ha ispirato tutte le arti contemporanee, dal cinema al fumetto, alla pittura, aveva nel racconto la sua forma letteraria preferita, in cui sperimentare le intuizioni più visionarie e gli scenari più sorprendenti. Proprio nella shortstory è difatti considerato uno dei maestri contemporanei. Il terzo volume dei racconti di Ballard, tutti pubblicati in ordine cronologico, chiude un'opera che espone in modo definitivo la creatività di uno degli scrittori più rappresentativi e di culto del Ventesimo secolo. Il volume raccoglie trentasette racconti, scritti nel periodo più maturo della sua produzione, dal periodo preparatorio de «La mostra delle atrocità» (qui anticipata in diversi racconti, tra cui «Appunti verso un collasso mentale») e «Crash» (si veda, per esempio, «Il sorriso»), passando per l'«Impero del sole» fino alla «Gentilezza delle donne». Trentasette lampi di futuro.