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Il 30 gennaio 1948 Gandhi fu assassinato. Un collaboratore di Lord Mountbatten, ultimo viceré britannico in India, racconta di aver avuto questa percezione assistendo alla veglia funebre per il Mahatma: "Mentre mi trovavo lì avevo paura per il futuro, ero sgomento, eppure provavo anche un senso di vittoria anziché di sconfitta, perché la forza delle idee e degli ideali di questo piccolo uomo e la forza della devozione che egli stava suscitando si sarebbero dimostrati più forti delle pallottole dell'assassino". Gandhi ha sperimentato il senso profondo delle cose come un incontro e attraverso una serie di esperienze che hanno comportato successi e sconfitte. Roberto Mancini ci guida nella scoperta del pensiero e dell'eredità di un uomo che, nato nell'età vittoriana, ha aperto una via personale e collettiva capace di indicare ancora oggi un modo più umano di abitare il mondo. Chi cercherà in lui un modello resterà deluso, perché Gandhi offre semplicemente esempi. Lungo questo cammino incontriamo una critica della concezione della politica propria della modernità, nella quale l'autonomia del potere finisce per schiacciare la cittadinanza democratica. "Chiunque sia interessato alla ricerca di una vita sensata," scrive Mancini, "vi troverà ispirazione e concretezza. Ispirazione, per il riconoscimento di uno spirito di verità e di giustizia senza il quale non si può vivere umanamente."