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Paolo di Tarso è stato un pensatore rivoluzionario ed è stato interpretato dalla filosofia politica del Novecento come il maestro del rifiuto della legge e dell'ordinamento presente, con tutte le sue ipocrisie. È stato cioè letto attraverso lo spirito gnostico di Marcione, che nel II secolo si richiamava a Paolo per contrapporre a un Dio del presente malvagio, creatore di questo mondo ingiusto e ostile, un Dio del futuro buono e redento. Secondo Luca Bagetto, al contrario, Paolo si oppone fortemente allo gnosticismo. Nella sua visione il Messia, che pure interrompe la legge, in realtà la dispiega in modo più profondo e più autentico di quanto non faccia la garanzia dell'ordine. Nell'annuncio messianico della vita nuova è centrale il tema dell'Esodo, simbolo dell'uscita da una situazione oppressiva. Con una lettura capace di attualizzare il messaggio di Paolo, Bagetto dimostra che esiste un sorprendente parallelo tra l'epoca ellenistica e la globalizzazione, che condividono l'urgenza della ricerca di un riparo dalla legge astratta e vessatoria. Con una nuova traduzione della Seconda lettera ai Tessalonicesi, essenziale per l'interpretazione dell'Anticristo e per la definizione del rapporto del cristianesimo con l'ebraismo, Bagetto rivela nelle parole di Paolo una nuova strada non moralista per concepire anche oggi il rapporto tra la fede e il potere politico.