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Nel 2009 Barack Obama è diventato il primo presidente afroamericano degli Stati Uniti. La sua elezione ha segnato una svolta epocale nella storia americana, le cui radici si possono rintracciare nelle lotte e rivendicazioni dei movimenti sociali che negli anni sessanta hanno combattuto contro la segregazione razziale e per i diritti civili. Questa era solo una delle battaglie di verità dell'epoca. Lotte di liberazione contro condizioni sociali, culturali e politiche oppressive furono anche quella contro la guerra in Vietnam e contro la discriminazione sessuale. Quel passato in cui ci si divideva su questioni di razza, sesso e guerra torna ora di attualità e la "memoria divisa" di quegli anni, quando si contrapposero culture e visioni del mondo differenti, è materia di nuova riflessione. Nei "lunghi" anni sessanta, che iniziano già nelle lotte antisegregazioniste dei neri del Sud negli anni cinquanta e si protraggono nei settanta con il movimento di massa delle donne, si assisté a uno straordinario mutamento culturale e dei costumi. La trasformazione non si può ridurre alla sola controcultura, che ebbe il suo apice a Woodstock nel 1969, e non riguardò soltanto i giovani, coinvolse invece l'intera società. Sul senso di quegli anni, sui quali la storiografia si era a sua volta divisa nel giudicare le responsabilità del potere e i suoi contestatori, si interroga oggi Bruno Cartosio, ripercorrendone miti e realtà, cultura e politica, la fondamentale spinta liberatoria.