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Nel panorama culturale della prima metà del Novecento, l'opera di Binswanger rappresenta un interessante incrocio in cui si danno convegno ordini disciplinari che fino ad allora avevano percorso itinerari separati, regolati da statuti epistemologici fra loro eterogenei. Medicina, psichiatria, psicoanalisi, filosofia e antropologia si trovano a dialogare grazie ai rapporti personali che, nell'arco di cinquant'anni, Binswanger aveva intrecciato con Bleuler, Jung, Freud, Pfànder, Scheler, Husserl, Ortega y Gasset, Heidegger, ospiti di volta in volta del Sanatorium Bellevue, che Binswanger diresse dal 1911 al 1956. I risultati di quei frequenti incontri e di quelle intense discussioni trovano espressione nell'ampia raccolta di saggi, scritti tra il 1920 e il 1936, che costituiscono "Per un'antropologia fenomenologia". II tratto unificante delle ricerche di Binswanger è la riflessione filosofica, di orientamento fenomenologico, sui presupposti con cui psicologia, psichiatria e psicoanalisi andavano costituendosi, una riflessione a cui nessuno che si occupi di eventi psichici può sottrarsi se vuole essere consapevole delle teorie implicite del suo operare.