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Ginevra Bompiani ha attraversato il Novecento al trotto e il Duemila al passo. Queste due andature scandiscono un presente e un passato che si confrontano e si leggono a vicenda. La incontriamo nelle prime pagine insieme a N., adolescente somala di cui è tutrice legale, con la quale trascorre "giorni ciarlieri" e altri che aprono "una piccola voragine" nel tempo. Nel loro dialogo, fatto più di gesti e sensazioni che di parole, l'autrice torna indietro con il pensiero: l'essere figlia di un grande editore italiano, l'infanzia tra Milano e Firenze, la guerra e una pace da scoprire. Tra i viaggi e le amicizie, si incontrano fra gli altri Umberto Eco, Italo Calvino, Elsa Morante, Giorgio Manganelli, Giorgio Agamben... si partecipa alla fondazione di una casa editrice, alla costruzione e ricostruzione di biblioteche nell'Africa subsahariana e a Sarajevo, alle tante battaglie, vinte e perse. Mentre la pandemia tiene in scacco il mondo, Ginevra vuole aiutare N. a trovare una strada che le apra quell'orizzonte che si è subitaneamente richiuso. Questa proiezione verso un futuro da inventare le permette di guardare al passato senza rimorsi né rimpianti, in equilibrio tra chi si poteva essere e chi si è stati. Un mémoir affascinante dove si intrecciano due donne, due età, due mondi e una stessa voglia di vivere. Nella luce di questo incontro intenso, ironico, triste e gioioso, Ginevra Bompiani rivive e ci fa rivivere una vita impulsiva e divergente, sempre sostenuta dalla "penultima illusione" che percorre la storia culturale e politica italiana ed europea.