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L'eroe morale dello scrittore e dottore Pasavento è Robert Walser. Ne ammira il desiderio di passare inosservato, la vita di bella infelicità che portò avanti e l'estrema ripugnanza che gli davano il potere e la grandezza letteraria. Perseguire il destino di questo scrittore significa per Pasavento ritirarsi dal mondo, come lo prova d'altronde la sua calligrafia, sempre più microscopica, e che infine lo porta ad abbandonare la penna per la matita perché più vicina alla sparizione, all'eclisse. Vuole nascondersi, e un giorno sparisce. Crede che lo cercheranno, come cercarono Agatha Christie quando scomparve per undici misteriosi giorni mettendo in subbuglio l'intera Gran Bretagna. Ma nessuno cerca il dottor Pasavento e a poco a poco s'impone questa semplice verità: nessuno pensa a lui. Lo vediamo allora ricorrere alla strategia della rinuncia. All'Io, alla grandezza e alla sua supposta dignità, tra mille contraddizioni, fino a credere d'incarnare da solo la storia della sparizione del soggetto in Occidente. Nel viaggio che lo porta al manicomio svizzero dove visse molti anni Robert Walser, mette a punto l'arte tanto coltivata dal suo ammirato maestro: l'arte di convertirsi in nulla.