Tab Article
Questo libro di Alessandra Carnaroli mette in versi, con un immaginario macabro-quotidiano, cinquanta tentati suicidi di "desperate housewives", o di una sola la cui immaginazione si faccia carico di tutte le donne, tra paste sfoglie, lavatrici, rubinetti pieni di calcare, supermercati... Nonché cinquanta descrizioni di oggetti di uso domestico trasformati in armi letali per altrettanti efferati omicidi: un cavatappi, una scarpa da donna col tacco alto, una tazza con la faccia di Mafalda, un barattolo dei pelati, un mazzo di chiavi «auto casa furgone cancello», il guinzaglio del cane, la busta frigo dell'Ikea... Dunque, suicidi e omicidi sono due facce della stessa medaglia, a seconda che lo sconforto prenda la piega dell'autolesionismo o dell'impulso omicida. Intorno agli "insani gesti", un mondo femminile con tutte le sue frustrazioni, le paure, le costrizioni, i desideri repressi. Questo delle cinquanta variazioni sul tema può apparire come un sistema chiuso e ripetitivo che sprigioni la furia e l'ossessività di una sestina. Ma in realtà, nel suo paradosso, è un meccanismo desiderante combinatorio e infinito, come certi cicli poetici di Nanni Balestrini, autore dalla Carnaroli molto amato. Un libro paradossale, divertente e disperato di una poetessa che già in diverse sue raccolte ha scandagliato, sempre in versi originali e provocatori, vari aspetti della condizione femminile a partire dalle ambivalenze del sentimento materno.